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RISTRUTTURARE CASA: QUALE PAVIMENTO SCEGLIERE?

19/12/2023

Il PAVIMENTO (dal latino pavimentum, derivato di pavire: “battere, assodare battendo”) è quella superficie di finitura della parte superiore di un solaio, soggetta al calpestio.

Trattandosi di una superficie di rivestimento destinata al transito, esso dovrà essere innanzitutto planare, stabile, privo di sollevamenti e sicuro, così da evitare cadute da inciampo o da scivolamento.

I pavimenti si distinguono o in ragione alle proprietà dello strato di rivestimento superficiale, in

  • Pavimenti Rigidi (es. ceramica, pietra, cemento): buona resistenza a compressione ma ridotta resistenza a trazione e flessione: se sottoposti a sollecitazioni eccessive (urti), si fessurano.
  • Pavimenti Elastici (es. gomma): che hanno la capacità di assorbire una parte delle sollecitazioni che ricevono, ritornando allo stato originario.
  • Pavimenti Resilienti (es. linoleum e pvc): che hanno la capacità di assorbire una parte delle sollecitazioni che ricevono, subendo un’impronta.

O in ragione del materiale che compone lo strato superficiale, in:

  • Pavimenti in Materiale Lapideo

Materiale rigido, di origine interamente naturale, roccioso, coerente, estratto mediante scavo o riscaldamento o wedging (incuneamento).

I pavimenti in materiale lapideo possono essere classificati:

  • in base alla tipologia di transito (norma UNI 11714-1:2018), che identifica sei classi, dalla P4 esclusivamente pedonale (ambiente indoor e outdoor) alla P9 traffico veicolare intenso (box, garage, percorsi carrabili).
  • in base alla durezza, cioè la resistenza di un materiale a lasciarsi penetrare da un altro materiale. La più utilizzata è la scala di MOHS, con valori da 1 a 10, che ci indica la resistenza al graffio dei materiali. Da 1 a 2 abbiamo materiali teneri che si scalfiscono con l’unghia, da 3 a 5 materiali semi-duri che si scalfiscono con una punta d’acciaio e, da 6 a 10, materiali duri che non si rigano con una punta d’acciaio.
  • in base alla tipologia di pietra da cui derivano, che è quella commercialmente conosciuta, in:
  • Arenaria, pietra morbida, porosa e sabbiosa (scala Mohs 2-3), di colore variabile non uniforme, ha una tessitura di granuli generalmente arrotondati, con evidenza delle striature, delle fluorescenze e delle venature fossili.

Facilmente tagliabile e lavorabile, levigabile ma non lucidabile.

  • Ardesia, pietra porosa semi-dura (scala Mohs 3), di colore grigio/nerastro uniforme.

Facilmente tagliabile in lastre sottili e piane, nonché lavorabile, levigabile e lucidabile.

  • Marmo, pietra porosa semi-dura (scala Mohs 3-4), di colore e venatura variabile non uniforme, con effetti cromatici che hanno reso questo materiale ricercato e pregiato.

Facilmente tagliabile e lavorabile, levigabile e lucidabile. Ma anche scivolosa e relativamente resistente all’usura.

  • Granito, pietra compatta dura (scala Mohs 6-7), di colore variabile in ragione delle “impurità” minerali presenti, ha una tessitura di granuli di medie e grosse dimensioni.

Levigabile e lucidabile e particolarmente resistente all’usura.

  • Porfido, pietra compatta semi-dura (scala Mohs 4,5), di colore dal rosso al marrone al viola al grigio, non lucidabile, particolarmente resistente all’usura.

La pavimentazione in pietra può essere composta da piastrelle di diverso spessore (da 3mm a 50mm) e formato (da cm1,5×1,5) ed in questo caso abbiamo un pavimento discontinuo, oppure da una semina indifferenziata di elementi finissimi (es. battuto alla veneziana), caso in cui abbiamo un pavimento continuo.

Le piastrelle in pietra possono essere, in ragione della tipologia di lavorazione superficiale, lucide (effetto lucente), levigate (poco riflettenti), spazzolate (effetto lucente invecchiato), sabbiate (satinatura), bocciardate (effetto picchiettato), burattutate (effetto corroso), fiammate (particolare effetto naturale spazzolato) e rullate (effetto striato a linee simmetriche).

Le geometrie di posa principali sono diritta (piastrelle con lati paralleli rispetto alle pareti), diagonale (piastrelle con lati inclinati rispetto alle pareti), a correre (piastrelle con giunzioni sfalsate), a cassero regolare (piastrelle con giunzioni a metà l’una con l’altra), a spina di pesce (piastrelle disposte a 90° tra loro) e a bindello (la stanza viene divisa da uno spazio predominante e uno di perimetro con diverse geometrie di posa, ed un raccordo detto bindello).

I difetti delle piastrelle in pietra sono le fessurazioni (formazione di fenditure o spaccature, causate da sovrapposizione del pavimento su altro pavimento o supporto instabile o da collante non adatto), i distacchi (dovuti ad errori di posa per errati dosaggi di collante o tempi di attesa e stesura, per presenza di sacche d’aria o disomogeneità), i sollevamenti (spinta eccessiva dal supporto dovute a sbalzi di umidità o temperatura), i gradini (dislivelli di quota tra le piastrelle, dovuti ad errori di posa).

Questa tipologia di pavimentazione ha necessità di una pulizia oculata: generalmente pulibile attraverso detergenti neutri o alcalini o acidi, in ragione della tipologia di pietra. Da valutare comunque sempre dietro, indicazioni di un esperto.

I pavimenti in pietra sono levigabili, a secco o in umido, in modo tale da pareggiare gradini o recuperare pavimentazioni ammalorate. Eventuali criticità puntuali, possono essere affrontate con sostituzione (se presenti scorte) di singoli elementi.

I materiali lapidei sono idrofili, cioè legano e trattengono l’acqua in superficie, proporzionalmente alla loro porosità (maggiore nei Marmi, nelle Ardesie e nelle Arenarie): la presenza di acqua come fattore scatenante, favorisce la diffusione di batteri, muffe e funghi.

I pavimenti in pietra sono dei pessimi isolanti termici ed acustici (ecco perché per queste funzioni, la stratificazione della pavimentazione in ceramica deve prevedere opportuni strati compensativi), nonché resistenti alla conduzione di elettricità.

  • Pavimenti in Ceramica

Materiale rigido, di provenienza artificiale in quanto prodotto mediante la cottura (tra 900° e 1250°C), lavorazione e smaltatura dell’argilla (ceramica, dal francese céramique, derivato dal greco keramicós: “di terra cotta”) miscelata a feldspati, caolini, quarzi, additivi e acqua.

I pavimenti in ceramica vengono classificati in diversi modi:

  • in base al loro coefficiente di attrito, o meglio la caratteristica di opporsi al movimento o scivolamento. In una scala R (valore di attrito) da 9 a 13 (9 normale, 10  media, 11 alta, 12 forte e 13 molto forte) che contraddistingue le classi di scivolosità delle superfici e le indicazioni degli ambienti di utilizzo. Negli interni di un contesto abitativo R9 e R10, su balconi e terrazzi R10 e R11, in giardino o ambiente outdoor da R10 a R13 in base alle caratteristiche spaziali ed alle condizioni climatiche.

Esiste inoltre una ulteriore valutazione più restrittiva ove vi sia acqua e calpestio a piedi scalzi, che classifica le piastrelle nei gruppi di valutazione A, B e C. A media aderenza (tipo spogliatoi), B (docce e bordi piscina) e C (scale piscine, bordi piscina in pendenza).

  • in base alla loro resistenza all’abrasione, utile a misurare la resistenza della superficie al calpestio e quindi il suo consumo, la variazione di colore e la perdita di brillantezza. In una scala PEI  da 1 a 5 (1 calpestio leggero, 2  calpestio medio, 3 calpestio medio forte, 4 calpestio intenso e 5 particolarmente intenso). Negli interni di un contesto abitativo PEI I nei bagni, PEI  II camere da letto e soggiorni, PEI III negli ingressi e in cucina, PEI IV e PEI V tutti gli spazi esterni.
  • in base alla loro formatura (da cui piastrelle estruse, cioè derivanti da impasto passante in un condotto che riproduce trasversalmente la piastrella; e piastrelle pressate, cioè derivanti da impasto compattato e pressato in uno stampo ad alta temperatura)

e alla loro capacità di assorbimento d’acqua (quanto è basso, tanto più la struttura della piastrella è non porosa o greificata; quanto più è alto, tanto più la struttura della piastrella è porosa). In una scala A (formatura per estrusione) e B (formatura per pressatura) e AA≤3%  bassissimo assorbimento, 3<AA≤6% basso assorbimento, 6<AA≤10% medio assorbimento e AA>10 alto assorbimento.

  • in base alla loro superficie, smaltatae non smaltata. Questa classificazione è quella maggiormente utilizzata commercialmente.
  • Piastrelle a superficie smaltata si distinguono in:
  • Maiolica o Bicottura, classe BIII con assorbimento d’acqua AA tra il 15 ed il 25%, ottenute per pressatura, realizzate cuocendo una prima volta l’impasto crudo, e poi di nuovo a smaltatura effettuata, da una temperatura intorno ai 900°C. Coefficiente d’attrito R9, resistenza all’abrasione PEI I o II, finitura superficiale lucida o opaca, indicate per i rivestimenti in ambiente interno. Particolarmente apprezzate per la loro brillantezza (capacità di riflettere luce) e varietà cromatica.
  • Monocottura, classe BI-BIIa-BIII con assorbimento d’acqua AA tra lo 0 ed il 15%, ottenute per pressatura, realizzate cuocendo impasto con smaltatura una sola volta ad una temperatura una temperatura intorno ai 1000°C. Coefficiente d’attrito da R9 a R13, resistenza all’abrasione PEI II-III-IV, possono essere in pasta chiara (caolino pregiato proveniente dal nord Europa) o in pasta rossa (caolino meno pregiato ricco di ferro, proveniente dal sud Europa). Finitura superficiale lucida o opaca o grezza, indicate per i pavimenti e rivestimenti in ambiente interno e in una serie di casi in ambiente esterno (quando ingelive).
  • Grès Smaltato, (grès, dal fr. grès ġrè, propr. arenaria, che è dal franco *greot: “ghiaia”). La parola grès sta a significare che la massa ceramica della piastrella è estremamente greificata (bassissimo assorbimento d’acqua), classe B con assorbimento d’acqua AA tra lo 0 ed lo 0,5%, ottenute per pressatura, realizzate cuocendo l’impasto con smaltatura una sola volta ad una temperatura una temperatura intorno ai 1200°C. Così da arrivare ad una superficie d’usura vetrificata, in continuità con il supporto. Coefficiente d’attrito da R9 a R13, resistenza all’abrasione PEI IV-V. Si possono trovare in commercio anche rettificate, cioè a spigolo vivo.

Finitura superficiale lucida o opaca o grezza o lappata (effetto leggermente brillante), indicate per i pavimenti e i rivestimenti in ambiente interno e, in una serie di casi, in ambiente esterno (quando ingelive).

  • Piastrelle a superficie non smaltata si distinguono in:
  • Grès Porcellanato, le modalità produttive sono simili a quelle del grès smaltato, con la differenza che non abbiamo una doppia superficie, supporto e smaltatura, ma un unico impasto; il prodotto finito viene chiamato colorato in massa, in quanto colorato e personalizzato nella fase di miscelazione. Coefficiente d’attrito da R9 a R13, resistenza all’abrasione PEI V. Finitura superficiale lucida o opaca o grezza, indicate per i pavimenti e i rivestimenti in ambiente interno e, in una serie di casi, in ambiente esterno (ingelivo). Effetto legno, effetto marmo, effetto resina, effetto cemento o effetto metallo.
  • Grès Rosso o Clinker, classe AI-AIa con assorbimento d’acqua AA tra lo 0 ed il 6%, ottenute per estrusione, realizzate cuocendo impasto con smaltatura una sola volta ad una temperatura intorno ai 1250°C, tali da indurre ad una vetrificazione del materiale. Coefficiente d’attrito da R9 a R13, resistenza all’abrasione PEI V, possono essere con superficie lucida o opaca o grezza. Indicate per i pavimenti e rivestimenti in ambiente interno ma molto utilizzate in ambiente esterno (quando ingelive).
  • in base al loro formato, da quella cm1,5×1,5 sino alle maxi cm120x360 ed al loro spessore, da 3,5mm (riducono il problema della quota di calpestio ma poco resistenti alla flessione) sino a 20mm.

Così come per le piastrelle in pietra, anche nelle piastrelle ceramiche abbiamo diverse tipologie di caratteristiche superficiali: lucide (effetto lucente), opache (non riflettenti), satinate (effetto lucente opacizzato), lappate (leggermente riflettenti), levigate (lucidatura delle piastrelle non smaltate), strutturate (superficie in rilievo). A cui si aggiungono una varietà di effetti grafici: pietra, legno, resina, cemento, tinta unita, etc…

Le geometrie di posa principali sono le medesime dei pavimenti in pietra.

I difetti delle piastrelle in ceramica sono i medesimi dei pavimenti in pietra, tenendo presente che per le fessurazioni una ulteriore causa potrebbe essere causata da un insufficiente spessore delle giunture, e per i gradini bisogna tener presente che una pavimentazione in ceramica non è precisa come un’operazione chirurgica (seppur il risultato deve essere funzionale e valido, come indicato nella norma UNI 11493-1).

I pavimenti in ceramica sono facilmente pulibili con detergenti, ed alcune tipologie non temono prodotti più acidi. Inoltre, non favoriscono la proliferazione di batteri, muffe e funghi; negli ultimi anni alcune piastrelle ceramiche vengono trattate con ioni d’argento, capaci di danneggiare e denaturare le cellule batteriche.

I pavimenti ceramici non sono levigabili ed essendo costituiti da elementi singoli posati in opera, sono da considerarsi discontinui. Come per i pavimenti in pietra le criticità puntuali, vengono affrontate con la sostituzione (se presenti scorte) dei singoli elementi.

Anche le piastrelle in ceramica come i materiali lapidei sono dei conduttori di calore e di rumore, e non di elettricità ma, contrariamente a molti altri materiali per pavimentazioni, sono impermeabili ed ignifughe.

  • Pavimenti in Cotto

Materiale rigido, di provenienza artificiale in quanto prodotto anch’esso mediante la cottura (tra 600° e 1200°C) e lavorazione del caolino.

Effettivamente potremmo considerarli come una particolare varietà di pavimenti ceramici, in monocottura e prevalentemente non smaltati.

I pavimenti in cotto vengono classificati:

  • in base alla lavorazione e quindi industriale mediante macchinari, artigianale mediante utensili e a mano per mezzo di forme di legno.
  • in base al formato che distingue questa pavimentazione in mattoni, spessi (mm55) e tozzi caratterizzati da una forma a parallelepipedo; e piastrelle, o mattonelle o pianelle, di differenti dimensioni e ridotto spessore (mm10/30), con sagome a rettangolo o quadrato o esagono o ottagono o rombo o losanga.
  • in base alla provenienza geografica della materia primache distingue la colorazione. Il cotto toscano o impruneta rosso intenso,  il cotto umbro rosato, il cotto chiaro dal rosato chiaro al bianco, il cotto giallo dalla tonalità giallo paglierino, il cotto siciliano dal giallo al rosato al rosso, ed il cotto lombardo caratterizzato da striature rossicce e gialle.

Le geometrie di posa principali sono le medesime dei pavimenti in pietra.

I difetti dei pavimenti in cotto sono i medesimi dei pavimenti ceramici, con l’aggravante della porosità, che favorisce l’assorbimento di sporco, rendendo il materiale sensibile alle macchie.

Specifici trattamenti sono in grado di rendere la superficie idrorepellente e traspirante, così da garantire drastiche riduzioni di efflorescenze saline, muffe ed attacchi chimici.

I pavimenti in cotto, a seguito dell’intervento di pulizia iniziale che viene eseguito da esperti nei 20/25-40/45-90 giorni successivi alla posa in opera, va trattato con detergente neutro specifico. Una o due volte al mese, si può aggiungere della cera d’api.

I pavimenti in cotto sono levigabili e sono da considerarsi discontinui, essendo formati da singoli elementi posati in opera. Anche per i pavimenti in cotto è possibile la sostituzione delle singole piastrelle (se presenti scorte).

Il laterizio accumula e rilascia calore lentamente (elevata inerzia termica), da tener presente nel caso di impianto di riscaldamento a pavimento.

  • Pavimenti in Legno

Detto anche parquet (dal fr. Parkè, diminutivo di parc, nel significato di “piccolo recinto con tavolato”), di origine naturale, materiale rigido se nella versione massello, ed elastico nella versione prefinita.

I pavimenti in legno vengono classificati in due diversi modi:

  • in base alla stratificazione
  • Parquet in Legno Massiccio o Massello, in quanto realizzato interamente in legno massiccio (ricavato dalla parte più interna del tronco, il durame) o massello (ricavato, utilizzando tutte le sezioni del tronco: durame, alburno e corteccia) senza alcun tipo di stratificazione.

Il legno grezzo (senza incastro o con incastro maschio/femmina) successivamente alla posa (ad incollo o inchiodata o inchiodata con punti di colla o su magatelli ad incastro), viene poi levigato con il supporto di macchine smerigliatrici a carta abrasiva, sigillato (con pasta di resine e polvere di lavorazione del legno) per la chiusura dei pori e trattato mediante verniciatura (mediante resine artificiali o naturali che lo rendono maggiormente resistente ai graffi e facilmente pulibile), trattamento a cera (a caldo con monospazzola o a freddo con panno o rullo, evita variazioni cromatiche nonché l’otturazione dei pori; soggetto però a periodiche lucidature) o trattamento ad olio (a rullo e spatola nonché monospazzola, esalta le caratteristiche naturali del legno; sempre soggetto a periodiche manutenzioni).

Molte le essenze quali Rovere, Iroko, Afromosia, Doussiè, Wengè, Ipè, Camarù, Cabreuva, Teak (indicato per gli esterni), Faggio, Ciliegio, Olivo, Acero, Noce e Padouk.

Spessori da 8 a 24mm, larghezze da 45 a 140mm e lunghezze da 250 a 2000mm.

  • Parquet in Legno Multistrato, è invece composto da uno strato di legno nobile di spessore variabile dai 2,5 (sotto questo spessore si parla non di legno, ma di laminato) ai 6mm, incollato ad uno o due strati di un altro tipo di legno quali betulla, abete e nelle versioni più economiche, pioppo, che fanno da contro-bilanciatura. La stratificazione assicura una maggiore stabilità rispetto al legno massello, soprattutto se la contro-bilanciatura è a due strati, con tranciato di conifera o betulla al centro e nella parte inferiore, un nuovo strato di legno nobile o semi-nobile.

Il legno multistrato (senza incastro o con incastro maschio/femmina) è già finito superficialmente e successivamente alla posa (ad incollo o inchiodata e se a tre strati, anche flottante. Previa stesura di materassino sottopavimento che crea anche barriera al vapore), non necessita di ulteriori trattamenti. 

Molte le essenze quali Rovere, Iroko, Doussiè, Wengè, Bamboo, Teak (indicato per gli esterni), Faggio, Ciliegio, Castagno e Larice.

Spessori da 7 a 16mm, larghezze da 150 a 450mm e lunghezze da 1800 a 2200mm.

Il legno massello osannato fino a qualche decennio fa, sta lasciando sempre più spazio al prefinito multistrato che oggi rappresenta, la scelta più utilizzata.

  • Decking (dall’inglese, di etimo incerto: ponte). Ponte di collegamento tra interno ed esterno, è una variante di legno massello che stabilità e resistenza agli agenti atmosferici, in uno spessore medio di 2cm, lo rendono adatto all’ambiente esterno.

I listoni possono essere lisci o zigrinati e possono essere anche levigati. La posa avviene generalmente costruendo una sottostruttura a reticolo, costituita da magatelli.

Una variante del parquet Decking in legno è il Decking in WPC (Wood Plastic Composite), realizzato per estrusione a caldo unendo fibre naturali di legno, polimeri ed additivi. La presenza di resine plastiche lo rendono resistente all’abrasione, anti-crepe ed anti-spaccature, immune a tarli ed insetti così come alle muffe ed ai funghi, indeformabile, impermeabile all’acqua, resistente ai raggi UV.

Le essenze, sono quelle con maggiore stabilità: Teak, Ipè, Camarù e Jatobà.

In doghe o mattonelle, spessori da 18 a 20mm, larghezze da 70 a 140mm e lunghezze da 800 a 2000mm.

  • in base alla classe d’aspetto, indicata dalle norme UNI EN 13227-13488-13489:2018, che sostituisce le precedenti classificazioni quali “prima scelta”, “seconda scelta” e “scelta commerciale”. Facendo presente che non esiste in natura un pavimento in legno privo di alterazioni, in quanto nodi, crepe e venature rappresentano segni distintivi del legno; tale classificazione per il parquet prefinito riguarda esclusivamente l’aspetto estetico, mentre per il parquet massello no, in quanto la nodosità può presentare nel tempo, criticità statiche.
  • Scelta O (cerchio), non è consentita la presenza di alburno (parte più giovane dell’albero), sono consentiti i nodi con diametro inferiore ai 2/3mm nonché i nodi marci con diametro inferiore a 1mm; mentre cretti e corteccia non sono mai consentiti. Consentite le deviazioni di fibra.
  • Scelta (triangolo), ove è consentita la presenza di alburno al 50%, di nodi e piccoli nodi marci.
  • Scelta (quadrato), che consente tutte le caratteristiche non ammesse nei precedenti casi, a patto che non vi siano alterazioni della resistenza nel tempo, della qualità all’usura e delle caratteristiche biologiche.
  • Scelta libera, definita dal produttore in base ai riferimenti normativi.

Molteplici le tipologie superficiali: grezza, rustica, goffrata, spazzolata, taglio di sega, ondulata, snervata. A cui si aggiungono le finiture superficiali: grezza, levigata, verniciata, oliata, cerata, pigmentata, anticata, bisellata. Nonché di tipi di formato: lamella, tavoletta, doga, listone, maxi-listone, quadro, mosaico, quadrotta.

Le geometrie di posa principali sono quelle dei pavimenti in pietra, con la differenza che invece delle piastrelle, abbiamo le liste in legno.

I difetti del legno sono come per gli altri pavimenti discontinui, i distacchi (prevedere sempre giunti di dilatazione tra pavimentazione in legno e pareti verticali), i sollevamenti (si ricorda la maggiore sensibilità del legno agli sbalzi di umidità e temperatura) ed i gradini (dislivelli di quota tra le liste, dovuti ad errori di posa). A questi si aggiungono gli attacchi di insetti xilofagi (da correggere mediante iniezione di materiale antitarlo),

le alterazioni cromatiche (dovuta alla diversa illuminazione naturale che incide sul pavimento) e l’abrasione (in quanto materiale tenero).

La pulizia dei pavimenti in legno è semplice (tranne per quelli trattati a cera, ove si suggerisce una lucidatura mensile o settimanale, in relazione all’uso), attraverso l’uso di detergenti neutri non schiumosi (meglio a secco per il primo periodo per le verniciature ad olio). Oltretutto con cadenza annuale o non oltre i tre anni, si suggerisce un intervento di pulizia professionale.

I pavimenti in legno sono levigabili. Il maggior spessore del parquet monostrato o della parte nobile per i multistrati permette più cicli di levigatura. Sempre possibile la sostituzione (se presenti scorte) delle singole liste.

Il pavimento in legno è un buon isolante termico ed acustico, non conduce elettricità, non è impermeabile così come non è ignifugo.

Per mantenere sempre bello, confortevole e funzionale il parquet negli anni, occorre: arieggiare l’ambiente, una temperatura media tra i 15 e i 22°C, una umidità relativa tra il 50 ed il 65%, evitare di utilizzare prodotti aggressivi, evitare di utilizzare eccessivamente acqua durante il lavaggio, evitare la copertura con tappeti, evitare di movimentare oggetti a punta, evitare liquidi bollenti, evitare la formazione di cappe, evitare cenere e fiamme nonché proteggerlo in caso di lavori.

  • Pavimenti in Laminato

Materiale elastico multistrato, costituito per la maggior parte di fibra legnosa, composto da n°4 strati pressati ad alta temperatura.

  1. Lo strato protettivo trasparente ed impermeabile che protegge la superfice da macchie ed usura e garantisce facilità di manutenzione, detto overlay.
  2. Uno strato decorativo, che riproduce materiali come legno, marmi, ceramiche e metalli.
  3. Uno strato centrale in HDF (fibra legnosa ad alta densità) o MDF (fibra legnosa a bassa densità), con bordi ad incastro o a clic: più è alta la densità del pannello, maggiore sarà la resistenza del pavimento.
  • Uno strato di bilanciamento, che protegge lo strato centrale dall’umidità e garantisce la massima stabilità dimensionale.

I pavimenti in laminato hanno un unico sistema di classificazione:

  • in base al criterio di resistenza all’usura o classificazione AC, norme EN 685 e 13329: AC1-21 calpestio leggero come camere; AC2-22 calpestio moderato con bassa quantità di usura come sale da pranzo; AC3-23/31 calpestio moderato con media quantità di usura come soggiorni e disimpegni; AC4-32 tutti gli spazi a frequentazione moderata; AC5-33 tutti gli spazi a frequentazione intensa; AC6-32 tutti gli spazi a frequentazione molto intensa.

Spessori da 6 a 12mm, larghezze da 160 a 350mm e lunghezze da 1000 a 1850mm.

Il sistema di posa è a correre, a cassero regolare o parallela (con giunzioni che coincidono).

I difetti dei pavimenti in laminato, in quanto pavimento discontinuo sono i distacchi (sul perimetro tra pareti e pavimento deve essere lasciato almeno un centimetro di spazio, cioè deve essere lasciato libero di “flottare”. Inoltre, non deve mai essere posato su un fondo non planare o con dislivelli superiori a 3 mm), i sollevamenti (notevole sensibilità agli sbalzi di umidità: prevedere sempre foglio di polietilene o barriera al vapore) ed i gradini (dislivelli di quota tra i listelli, dovuti ad errori di posa).

La pulizia dei pavimenti in laminato può avvenire con detergenti neutri o con acqua e aceto. Bisogna però limitare sempre l’uso di acqua.

I pavimenti in laminato non sono levigabili. Possibile invece la sostituzione (se presenti scorte) delle singole liste.

La fibra legnosa teme il ristagno d’acqua, non tanto sulla superficie, che è tranquillamente capace di resistere ai liquidi, ma tra le giunzioni. La superficie del pavimento in laminato, infatti, non ha problemi coi liquidi, dato che si può lavare normalmente con uno straccio umido e detergente neutro; la parte vulnerabile è l’incastro, dove l’acqua o eventuali liquidi, potrebbero penetrare all’interno e per questo motivo normalmente, i pavimenti in laminato non sono utilizzati in bagno e in cucina. Esistono però in commercio pavimenti in laminato con trattamenti che proteggono gli incastri dall’acqua e rendono gli incastri a click più resistenti: “compatibile con stanze umide”.

Generalmente questa tipologia di pavimentazione ha l’inconveniente del rumore da calpestio, in quanto non essendo incollata al sottofondo, col camminamento risuona. Per ridurre al minimo l’inconveniente del rumore da calpestio è necessario utilizzare un sottopavimento con proprietà insonorizzanti. Mentre normalmente il pavimento in laminato è un ottimo insonorizzante per i rumori di rifrazione, cioè quei rumori che si propagano dal pavimento all’ambiente sottostante. Ovviamente più lo spessore del pavimento è elevato, maggiore è il potere di isolamento.

  • Pavimenti in Calcestruzzo

Pavimentazione gettata in opera, continua, pratica, ad elevata resistenza meccanica, con effetto “industriale”.

Una pavimentazione in calcestruzzo è composta da n°3 strati.

  1. Lo strato superficiale, detto anche manto di usura, dove possono essere utilizzate resine di diversa composizione ed effetto .
  2. Uno strato strutturale, di calcestruzzo armato.
  3. Uno strato di sottofondo, per la distribuzione uniforme dei carichi.

I sistemi di classificazione dei pavimenti in calcestruzzo (norma UNI 11146), trattandosi di tipologie di rivestimento superficiale prevalentemente destinato all’industria, seppur utilizzate negli interni delle abitazioni, hanno classificazioni di cui facciamo solo un semplice breve cenno, in quanto esulano dal tema della casa che qui trattiamo. Essi sono i campi di impiego prevalenti/condizioni di carico (tipo da 1 a 5) e le condizioni di traffico (classi da A a D).

I difetti dei pavimenti in calcestruzzo sono la polverosità (sfarinamento dello strato superficiale), le screpolature (micro  fessurazioni cavillari), il deterioramento degli spigoli(dislivelli di quota tra i listelli, dovuti ad errori di posa) e il distacco/cedimento/disgregazione.

La pulizia dei pavimenti in calcestruzzo può avvenire con detergenti, scelti in ragione del tipo di finitura dello strato superficiale.

I pavimenti in calcestruzzo sono levigabili. Eventuali criticità puntuali possono essere affrontate con ritocchi, ove però potrebbero emergere variazioni cromatiche.

  • Pavimenti in Resina

Pavimentazione gettata in opera, continua senza giunti (a differenza del pavimento in calcestruzzo), ove lo strato di rivestimento è formato da prodotti resinosi (materiale plastico che si ottiene attraverso un procedimento chimico di miscelazione tra due componenti).

I pavimenti in resina sono costituti da una resina base e da una serie di componenti i quali, miscelati, solidificano dando origine ad uno strato uniforme.

I pavimenti in resina vengono classificati in due diversi modi:

in base alla tipologia di resina impiegata:

  • Resina Epossidica, costituita da una resina base e da un indurente i quali, miscelati a temperatura ambiente, vetrificano. Tipologia tra le più diffuse per gli interni, con tempi di posa lunghi (1 settimana), che attribuisce a questo materiale durabilità, impermeabilità, resistenza e grande varietà di finiture.
  • Resina Poliuretanica, varietà delle resine epossidiche, con la differenza di una più semplice lavorabilità, seppur limitata nella possibilità di finiture. Maggiore resistenza ai raggi solari ed alle acque con cloro, utilizzata negli esterni e per le piscine.
  • Resina Acrilica, derivanti da acido acrilico, apprezzate per la resistenza agli acidi ed agli alcali, la grande capacità d’aderenza per l’alto grado di elasticità e i tempi di asciugatura rapidissimi. Molto utilizzate ove richiesto un altissimo grado di igiene.
  • Resina Cementizia o Microcemento, ove il componente da miscelare al polimero è una malta cementizia. Differiscono dai pavimenti in calcestruzzo in quanto, non vi sono giunti ad interrompere la continuità e l’uniformità della superficie. Ridotto spessore, velocità di applicazione, resistenza all’umidità ed all’azione dei raggi UV.

in base alle tecniche applicative:

  • Resina Autolivellante, versata in uno spessore di 2mm sul pavimento, in modo tale da ottenere una distribuzione uniforme.
  • Resina Multistrato, viene applicata in più strati uno sull’altro, di 1,5mm ciascuno minimo, in modo tale da ottenere una pavimentazione da una resistenza meccanica medio-alta.
  • Resina in Massetto Epossidico, o in malta spatolata, di spessore variabile tra i 6 e i 15mm, caratterizzati da una resistenza meccanica molto alta.
  • Resina Antipolvere, applicata su pavimentazioni cementizie esistenti, caratterizzate da bassissima porosità e spessore minimo.

Spessori quindi da qualche micron a 15mm, con distribuzione continua ed uniforme.

I difetti dei pavimenti in resina sono i rigonfiamenti (per soffiature, distacchi, osmosi), le variazioni cromatiche (flottazione dei pigmenti), la presenza di acqua, gli ingiallimenti, le crepe, i graffi e le spatolate o rullate (in evidenza).

La pulizia dei pavimenti avviene in modo semplice con detergenti neutri. Inoltre, la superficie monolitica in resina, evita l’annidamento di polvere e sporco.

I pavimenti in resina non sono levigabili. Ritocchi possibili, con il difetto di possibili variazioni cromatiche.

Essendo la resina un materiale pigmentato in pasta è possibile scegliere la tinta che più si preferisce per la propria pavimentazione; la superficie inoltre può avere finitura lucida o opaca, più o meno antiscivolo a seconda del grado di ruvidità dato dall’inserimento di inerti, nell’impasto resinoso. La combinazione di diversi colori, permette di ottenere numerosi effetti decorativi, che rendono ogni pavimento unico e irripetibile.

Il pavimento in resina non è eterno; esso va considerato come qualsiasi altro pavimento di media resistenza, come il legno o la pietra. Perciò l’invecchiamento provocato da graffi, abrasioni o cadute accidentali di oggetti è parte integrante del prodotto.

  • Pavimenti in Pvc

Cloruro di Polivinile o Polvinincloruro, materiale elastico, molto economico, disponibile in diverse soluzione cromatiche, posabile senza fuga in sovrapposizione all’esistente sia a secco, sia con collante.

I pavimenti in pvc hanno un comune sistema di classificazione:

  • in base alla tipologia:
  • PVC in Mattonella: costituito da elementi modulari monostrato con incastri perimetrali a coda di rondine, resistente al contatto con oli e vari agenti chimici. Installazione in appoggio senza colla.
  • PVC in Rotolo: antiscivolo e buon isolamento acustico, generalmente multistrato: strato trasparente di protezione/usura + strato stabilizzante/protettivo decorato.
  • PVC in Listone: LVT (Luxury Vinil Tiles) e SPC (Stone Polymer Composite), di spessore molto sottile, imitano l’effetto di altri materiali come il legno e la pietra. Discreta resistenza agli urti ed all’usura, possono essere posati a colla o con sistema click.

Pavimento multistrato in quanto composto da 4° strati:strato trasparente di protezione/usura + film decorativo + strato stabilizzante e protettivo con interposta una fibra di vetro. Nel caso degli LVT gli strati sono fondamentalmente di PVC mentre negli SPC, lo strato stabilizzante è miscelato con polvere di pietra (maggiore rigidità e resistenza all’umidità). Inoltre, il materassino sottopavimento è già integrato nello strato protettivo.

Spessori da 2 a 6mm, larghezze da 150 a 2000mm e lunghezze da 300 a 20000mm.

Il sistema di posa è a correre, a cassero regolare o parallela (con giunzioni che coincidono).

I difetti dei pavimenti in pvc sono, oltre a quelli dei pavimenti in laminato, le macchiature (sensibile a sostanze solventi come l’acetone), l’abrasione (in quanto materiale tenero), la deformazione (se esposti al calore come sole battente o in prossimità di termosifoni) e l’irritazione (la presenza di formaldeide influisce sulla salute delle persone).

La pulizia dei pavimenti in pvc  può avvenire con detergenti neutri. Bisogna però limitare sempre l’uso di acqua.

I pavimenti in pvc non sono levigabili. Possibile invece la sostituzione (se presenti scorte) delle singole liste.

  • Pavimenti in Linoleum

Materiale di composizione prevalentemente vegetale (miscela di olio di lino, juta, farina di sughero, farina di legno, resina di pino e pigmenti: dall’inglese linoleum, dal latino linum “lino” e oleum “olio”), elastico, ecologico per eccellenza, molto economico, disponibile in diverse soluzioni cromatiche, posabile tramite incollaggio o ad incastro.

Appartiene alla famiglia dei pavimenti resilienti: flessibili, assorbono gli urti senza rompersi e sono in grado di deformarsi.

Venduto in rotoli, spessori da 2 a 3mm, larghezze da 1000 a 2000mm e lunghezze da 1000 a 20000mm.

Il sistema di posa avviene mediante stesura dei rotoli.

Il linoleum teme l’umidità, essendo molto sottile replica discontinuità del sottofondo (se esposti al calore come sole battente o in prossimità di termosifoni) ed infine al variare dell’esposizione solare è soggetto alla variazione cromatica.

La pulizia in linoleum può avvenire con detergenti neutri.

  • Pavimenti in Gomma

La gomma è un materiale elastico resistente alle sollecitazioni, antistatico, resistente all’usura ed agli agenti aggressivi, impermeabile, antiscivolo, fonoassorbente ed economico.

Per i pavimenti in gomma il sistema di classificazione più conosciuto è quello:

  • in base alla tipologia:
  • Gomma a Bolli : in rotoli, di colore nero o grigio, caratterizzato dalla bollinatura diffusa.
  • Gomma a Righe: come il precedente, caratterizzato da una rigatura di superficie.
  • Gomma Antitrauma: spessori da 15 a 75mm, sono certificati antitrauma, particolarmente adatte a quelle parti della casa dedicate alle attività sportive o al gioco dei bambini.

Venduto in rotoli o mattonelle, spessori da 3 a 70mm, larghezze da 200 a 2000mm e lunghezze da 200 a 20000mm.

Il sistema di posa è mediante stesura dei rotoli o per le mattonelle, diritta.

La pulizia dei pavimenti in gomma può avvenire con detergenti neutri.

  • Pavimenti in Tessile

Comprendono tutte le pavimentazioni derivate da fibre tessili, vegetali o sintetiche. Hanno caratteristiche di fonoassorbenza, riciclabilità e sono termoisolanti.

I pavimenti in tessile vengono classificati comunemente nel seguente modo:

  • in base alla tipologia:
  • Fibra Naturale: tra le più note ricordiamo la juta, il riso, il cocco e il sisal. Temono l’umidità.
  • Moquette: termine di etimo incerto, è il pavimento tessile più diffuso. Si differenziano per fibra utilizzata e cioè lana, nylon, fibre sintetiche, e al metodo di produzione: tessuta, tufting, a coste, agugliata, a quadrotti.
  • Pelle: texture e colori, capaci di creare ritmici giochi compositivi, simmetrie e prospettive con un’attenzione al dettaglio al limite del sartoriale per cura del particolare ed estrema capacità di personalizzazione.
  • Tappeti: rasato o a pelo alto, rappresentano una tipologia puntuale di pavimentazione. Soprattutto nei casi di grandi dimensioni, modificano totalmente la percezione dell’ambiente.

Venduto in rotoli o mattonelle, spessori da 5 a 20mm, larghezze da 500 a 2000mm e lunghezze da 500 a 5000mm.

Il sistema di posa è mediante stesura dei rotoli o per quadrotti, in sovrapposizione o ad incollaggio.

Le nuove tecnologie di produzione dei pavimenti tessili sfatano il luogo comune che vede le moquette come ricettacolo di polvere. Molte pavimentazioni tessili hanno speciali rivestimenti antipolvere e trattamenti antimacchia che ne rendono l’igiene simile a quella di altre superfici come la ceramica. Per la pulizia giornaliera è sufficiente un buon aspirapolvere e l’utilizzo dei detergenti specifici.

I pavimenti tessili sono leggeri, mantengono il colore nel tempo e sono inoltre resistenti a urti e calpestii.

Il pavimenti in tessile temono l’umidità, determinano elettrostaticità ed assorbono inqunanti.

  • Pavimenti in Vetro Strutturale

Quando il vetro è utilizzato non intelaiato o con la funzione di solaio calpestabile, parliamo di vetro strutturale. Composto generalmente da due o più lastre di vetro di spessore variabile unite tra loro, mediante l’interposizione di uno o più fogli di PVB (Polivinilbutirrale), che unisce solidamente le lastre conferendo caratteristiche di trasparenza, elasticità ed adesione stabile nel tempo.

Una specifica normativa europea, la UNI EN 16613 è dedicata alla determinazione delle caratteristiche di questa tipologia di vetri, che fungono parallelamente da pavimenti (funzione di rivestimento orizzontale) e solaio (funzione strutturale).

Questa tipologia di pavimentazione viene anche utilizzante con la tecnica della pavimentazione galleggiante (sopraelevata), nel momento in cui si vuole preservare la pavimentazione esistente, desiderando di mostrarla mantenendo il passaggio.

Per i pavimenti in vetro strutturali, si utilizzano i medesimi prodotti e le medesime tecniche di pulizia utilizzate per i normali vetri.

Quindi Architetto, come fare a scegliere la pavimentazione?

Esiste una pavimentazione giusta?

La varietà delle pavimentazioni disponibili sul mercato, ci fa comprendere che non esiste una tipologia di rivestimento orizzontale della superficie calpestabile che va bene sempre, e comunque.

Per rispondere a questa domanda dobbiamo:

Conoscere il contesto e l’ambiente dove verrà posizionata la pavimentazione:

  • indoor o outdoor?
  • ambiente umido o ambiente secco?
  • ingresso o disimpegno o zona giorno o zona notte o balcone o terrazzo o giardino o piscina
  • Conoscere la funzione che svolgerà il pavimento:
  • Passaggio moderato o passaggio intenso?
  • Arredare o proteggere o entrambe?
  • Supporto ed interazione ad una soluzione impiantistica?

Conoscere il supporto su cui verrà posato il pavimento, che comunque dovrà essere sempre solido, compatto e planare:

  • Supporto rigido o elastico?
  • Valori parametrici della solidità, della compattezza e della planarità?
  • Supporto omogeneo o eterogeneo?

Conoscere i valori termoigrometrici del supporto di posa e del contesto di posa:

  • Umidità Relativa?
  • Temperatura media annuale?
  • Numero di persone che permarranno mediamente?

Conoscere i tempi di posa disponibili:

  • 1 giorno, 1 settimana, 1 mese, 6 mesi?

Conoscere il budget disponibile:

  • Pavimento super-economico, economico, medio, medio-alto, lusso, extra-lusso?

Non esiste la pavimentazione giusta ma un percorso decisionale che mette in relazione aspirazioni, volontà, desideri gusti, volontà finanziarie con caratteristiche ambientali, morfologiche e tecnologiche.

La pavimentazione giusta sarà quella che, a parità di requisiti, meglio risponderà al contesto ed alle aspettative richieste.

La differenza finale è fatta dalla posa, dalla capacità, professionalità e competenza di chi la realizza.

“L’unica cosa che arresta la caduta dei capelli, è il pavimento”

(Maurizio Costanzo)

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